6 Aprile 2023

Sindrome di Cassandra: quando le nostre profezie ci fanno autosabotaggio

A tutti noi capita di immaginare il futuro e di tentare di prevedere come andrà. A volte però quelli che tendiamo a creare sono pronostici negativi che rischiano poi di ingabbiarci e sabotarci. Quando questo accade potremmo essere vittime della sindrome di Cassandra. A che cosa fa riferimento questa tendenza e soprattutto come ci danneggia?

Immaginare è un’attività tipica di noi esseri umani. Siamo portati per natura a fare pronostici e previsioni su quel che avverrà, sulla nostra vita. Cosa succede però se nel pensare al futuro ci lasciamo trasportare unicamente da una visione negativa e dal pessimismo?

In questo caso può allora capitare di sperimentare quella che è stata definita come la Sindrome di Cassandra. Una tendenza questa per cui le nostre previsioni sono sempre all’insegna del catastrofismo e ci convinciamo che per forza di cose andrà tutto male.

Quelle profezie negative che diventano una maledizione

Profetessa Cassandra

Il primo punto per spezzare un circolo vizioso è diventare consapevoli di quel che accade e di come noi ci approcciamo agli eventi. Solo in questo modo difatti abbiamo poi la possibilità di cambiare le dinamiche comportamentali e le strategie che siamo abituati a mettere in atto.

Ecco perché un passo fondamentale per la nostra crescita personale e per il nostro benessere è conoscere quello che avviene quando incappiamo nella Sindrome di Cassandra. L’etichetta stessa ci racconta molto di quella che è la nostra problematica quando tendiamo a formulare unicamente profezie negative.

La sindrome prende il nome dalla figura della profetessa Cassandra di cui può allora esserci utile ricordare il mito. La giovane difatti vide tramutare il dono della profezia in una vera e propria maledizione.

Cassandra rifiutò il dio Apollo che la punì facendo in modo che nessuno credesse più alle sue parole per quanto veritiere e utili. La donna quindi continuò a prevedere il futuro ma senza che nessuno ascoltasse i suoi moniti e consigli.

Come nel mito perciò se siamo alle prese con la sindrome di Cassandra, accade che noi per primi non crediamo nelle nostre capacità e possibilità. Nella pratica diventiamo i nostri primi e più grandi detrattori.

Rischiamo inoltre di tessere a ritmo continuo profezie negative sulla nostra vita. Profezie che poi si auto-avvereranno – anche a causa di queste nostre convinzioni negative – e alimenteranno il circolo vizioso di:

  • pessimismo,
  • scarsa fiducia;
  • bassa autostima;
  • negatività.

Come ci danneggia la sindrome di cassandra?

Il primo a parlare della Sindrome di Cassandra fu Gaston Bachelard nel 1949. Con questa espressione dunque il filosofo volle fare riferimento a uno stato preciso in cui noi tendiamo ad auto-sabotarci e sminuirci.

Lo facciamo creando previsioni negative sul nostro futuro e sulle nostre possibilità partendo anche dalla convinzione di non essere in grado né meritevoli di fiducia. Partendo da questo presupposto diamo vita a un circolo vizioso in cui:

  1. Non credo in me stesso e mi sminuisco.
  2. Penso che “non ce la farò mai, non ne sono in grado, andrà tutto male”.
  3. Mi rapporto agli eventi sulla base di questa distorsione cognitiva.
  4. Le cose assumono davvero una piega negativa ai miei occhi perché non credo in ciò che faccio né nelle mie potenzialità.
  5. Mi convinco della validità della mia profezia negativa e prendo l’esperienza fallimentare come prova del mio scarso valore.

Questo processo ci porta allora a comprendere quanto frustrante e problematico possa essere vivere approcciando la realtà sulla base di questo filtro. Quando siamo vittime della sindrome di cassandra infatti:

  • sminuiamo noi stessi e il nostro valore/merito;
  • ci convinciamo del nostro futuro fallimento che ai nostri occhi è certo;
  • sabotiamo le nostre opportunità;
  • rinunciamo in partenza a proporci e a provare.

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