19 Maggio 2021

Andare oltre al perfezionismo con la self-compassion

Gli standard che ci imponiamo, così come i giudizi, sono spesso severi. Quando non ci concediamo la possibilità di sbagliare, quando non accogliamo il nostro lato umano e vulnerabili possiamo cadere vittima del perfezionismo. La self-compassion in questo caso può esserci di grande aiuto per allentare l’ossessione per la perfezione.

Siamo abituati a pretendere molto da noi stessi e dagli altri. Tutto ciò che viviamo, che facciamo e che ci circonda deve corrispondere fedelmente all’idea che ci siamo fatti. Di frequente siamo abituati a vedere l’errore come un evento funesto e terribile che incrinerà qualsivoglia nostra possibilità. Questa visione è di fatto alimentata in profondità dal perfezionismo. Un fattore questo che può presentarsi in ogni momento nelle nostre vite piene di attività, di obiettivi, di risultati e performance da rispettare.

Agire e vivere utilizzando il filtro della perfezione però presenta molteplici rischi. Alla lunga potremmo trovarci senza energie, demotivati e sempre più preda dell’ansia da prestazione. Quest’ultima anziché spronarci a dare il meglio potrebbe far emergere nuovi blocchi, la procrastinazione e anche provocare disturbi più o meno seri capaci di compromettere il nostro benessere nella quotidianità.

Come fare per andare oltre il perfezionismo smettendo di limitarci? Da questo punto di vista un aiuto prezioso ci arriva dalla self-compassion. Come abbiamo visto in questo articolo, quando parliamo di auto compassione ci riferiamo a una possibilità ben specifica. Dimentichiamo quindi i pregiudizi che possono farci guardare con sospetto la self-compassion e scopriamo come integrarla nella pratica nella nostra routine.

Photo by Juan Pablo Mascanfroni on Unsplash

Il perfezionismo e quegli stimoli dati per eccellere.

Prima di vedere insieme quali sono gli atti concreti che possiamo mettere in campo, analizziamo da vicino il perfezionismo. Come si compone e quali sono le sue caratteristiche? In definitiva possiamo dire che agiamo da perfezionisti ogni qual volta ci muoviamo portando all’estremo la nostra attenzione ai dettagli e il nostro desiderio di raggiungere standard elevati.

La particolarità è che tutto nasce dalla nostra volontà di miglioramento e di raggiungimento di risultati soddisfacenti. Il meccanismo alla base non è un male di per sé. Siamo portati e ci è stato insegnato a perseguire con dedizione e cura determinati parametri. Il problema si instaura quando diventiamo troppo severi con questi fattori e verso noi stessi.

Ci dimentichiamo di tutto il resto e la nostra unica ossessione è che tutto sia esattamente come pensiamo debba essere. In questo processo alla ricerca della perfezione assoluta perdiamo del tutto il contatto con la nostra natura di esseri umani fallibili, fragili, vulnerabili. L’errore diviene la nostra personale catastrofe e non distinguiamo più tra elementi trascurabili e altri più significativi. Vogliamo tenere tutto sotto controllo esasperando una tendenza nata come positiva, ma che esacerbata oltre che essere impossibile ci porta a esaurirci.

Praticare la self-compassion: un aiuto contro il perfezionismo.

A ben vedere allora possiamo comprendere come il perfezionismo possa nascere quando ci distacchiamo dalla nostra esperienza umana e dunque anche corporea. È questo il collegamento che allora dobbiamo innanzitutto favorire e reintrodurre nella nostra vita quotidiana. Ecco dunque che ci viene in soccorso la self-compassion per agire in senso esattamente contrario, ovvero aprendoci al lato umano.

Praticare la compassione verso noi stessi e verso gli altri allora può essere il primo atto a cui pensare se ci accorgiamo che il nostro perfezionismo sta emergendo con forza. Accogliamoci, abbracciamoci e cerchiamo di stare nel momento presente. Una possibilità sempre benefica e che può essere utile è eseguire alcune attività concrete stando nel mondo offline. Stacchiamoci da internet, dai social media e da qualsiasi azione viva unicamente nell’online.

Pratichiamo il journaling e l’introspezione. Quando si palesa un errore, un pensiero fisso negativo dismettiamo il filtro del giudice implacabile e indossiamo le lenti della compassione. Proviamo a pensare a cosa diremmo se fosse un nostro caro amico o un familiare a essere in difficoltà.

A confidarci di sentirsi male per un qualcosa che è andato storto nonostante i suoi sforzi. Che parole useremmo? Che tono? Che consigli gli daremmo? Come lo accoglieremmo? Ecco allo stesso modo allora diamoci tutto il bene e l’affetto che ci è necessario.

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