23 Gennaio 2020

Un viaggio al centro dell’autostima.

 

Sentirsi inadeguati, costantemente fuori posto. Fare paragoni impossibili e uscirne sempre sconfitti. Suona familiare? Potrebbe essere colpa della sindrome del brutto anatroccolo, condizione più comune e diffusa di quel che si tenda a immaginare. Vediamo di che si tratta e perché è il momento di recuperare autenticità e autostima affermando il nostro giusto valore.

La storia del brutto anatroccolo che adulto, dopo una serie di peripezie e disconferme, si riconosce da ultimo in un magnifico cigno è ormai fin troppo nota. Quella che si tende a vedere come una favola, che rivaluta l’adeguatezza di un individuo sulla base di canoni differenti e più affini a lui, è stata utilizzata negli anni con gli esiti più diversi.

Uno di questi è servito agli esperti per definire quella che tecnicamente viene classificata come “sindrome del brutto anatroccolo”. Chi sperimenta questa condizione si sente fuori posto, ridicolizzato dalla realtà, inadeguato rispetto agli standard. La persona col passare del tempo, guardando ai diversi eventi, tenderà a enfatizzare esclusivamente quei momenti negativi che verranno vissuti come ulteriore dimostrazione della sua inadeguatezza, del suo essere perdente, del suo fallimento.

In molti casi potrebbe arrivare a isolarsi, a non voler mettersi in gioco per paura del giudizio degli altri con una conseguente perdita significativa di occasioni e/o di relazioni sociali. Proseguendo sulla base di quelle circostanze negative – che a suo parere sono la prova inconfutabile del suo essere il “brutto anatroccolo” per eccellenza – potrebbe persino iniziare a convincersi di non meritare il bene, la fiducia, la stima o l’amore delle persone che lo circondano.

Photo by Jenny Hill on Unsplash

“Ci saranno altre occasioni. Nulla è perduto per sempre. Credi e agisci; quel che è stato è stato, tu vali a prescindere.”

Andare oltre il brutto anatroccolo.

Ribaltare la prospettiva distorta richiede un accurato lavoro volto a scardinare quelle convinzioni limitanti. Lo scopo ultimo è, infatti, sostituire l’immagine falsata in negativo che risiede da tempo nella mente con una più luminosa e potente. Un nuovo riflesso che restituisca all’individuo tutta la sua bellezza, il suo valore e le sue potenzialità uniche in quanto esclusivamente sue. Per farlo occorre impegnarsi con dedizione, anche attraverso la psicoterapia, la self-compassion o altri esercizi pratici, per recuperare il centro di se stessi.

Sì, perché se è vero che la favola del brutto anatroccolo ha il pregio di portare un’ondata di positività che investe di nuova luce il protagonista ormai cigno vi è comunque un rischio insito in questa lettura.

La possibilità, non così ipotetica né inverosimile, che i criteri di riferimento sulla base di cui appurare il nostro valore passino da un gruppo a un altro similare, che il giudizio e gli standard da tenere in considerazione siano solamente prestati da una persona a un’altra.

Nella pratica è come se nonostante tutto dovessimo comunque girovagare in attesa del benestare e della valutazione esterna di qualcun altro che arbitrariamente avrebbe potere di decisione sulla nostra identità. Qualcuno che sulla base di suoi standard o attestazioni è impegnato a dire “Sì sei conforme a ciò che penso o a quello che ho imposto come canone; no, oggi non sei più dei nostri”. Non quindi un’affermazione solida e potente della nostra autostima, ma un semplice passaggio di consegne che ci renderebbe ancora una volta fragili e in balia delle opinioni esterne.

Un’eventualità che non deve essere in alcun modo sottovalutata in quanto il ribaltamento sperato potrebbe infine rivelarsi effimero e controproducente. Una sorta di tregua momentanea destinata a gettarci nuovamente nella disperazione più nera qualora non dovessimo più corrispondere totalmente a quel canone. Parametro che, in ogni caso, non potrà mai essere del tutto nostro perché “altro” da noi.

L’autenticità che fa risplendere.

Se al contrario impariamo a riconoscere il nostro valore e la nostra unicità partendo dalla nostra interiorità, allora, potremo attingere a una fiamma sempre accesa che può illuminare il nostro cammino presente e futuro.

Intraprendere il nostro viaggio per sviluppare una buona autostima dal nostro io più intimo e vero ci fornisce l’occasione unica di portare a galla la nostra autenticità. Quel qualcosa di speciale che nessuno può sottrarci, né minare, perché solamente e totalmente nostro. Non un elemento posticcio, che cerca di imitare uno standard o un parametro esterno, ma un fattore chiave che ci accompagna e ci sostiene durante tutta lo nostra esistenza. Il segreto per affrontare con energia le difficoltà quotidiane.

Ci saranno sicuramente ancora cadute, sbagli e rimpianti, ma non perderemo di vista la speranza, l’unica che ci permette di guardare con positività alla vita perché ci sussurra: “Ci saranno altre occasioni. Nulla è perduto per sempre. Credi e agisci; quel che è stato è stato, tu vali a prescindere.”


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