motivazione

02/02/22 Blog # , , , , , ,

Conoscere i bisogni per comprendere l’innesco della motivazione

Alla base della motivazione si trovano i bisogni. Conoscere come questi si strutturano e quali sono le loro caratteristiche ci aiuta a chiarire il legame positivo che si innesca. Una possibilità questa che ci consente quindi di dare nuova energia alla nostra motivazione e di riflesso al percorso per il raggiungimento dei nostri obiettivi

La motivazione è un elemento importantissimo nella nostra vita. Se manca o è in costante diminuzione rischiamo infatti di bloccarci, di rimanere congelati in una fase di stallo. Un periodo questo in cui potremmo sperimentare sia apatia sia tristezza. Per andare oltre a questi stati può essere utile conoscere cosa c’è alla base di quella spinta così benefica che ci porta ad agire.

Dobbiamo allora sapere che un aspetto essenziale in questo processo è rappresentato dal concetto di bisogno. Sono infatti i bisogni, che noi in qualità di persone percepiamo, a darci la motivazione giusta per proseguire nel nostro cammino di vita.

Bisogni e motivazione: che legame c’è?

Quando ci occupiamo della motivazione potremmo avere difficoltà a inquadrare questo elemento che a volte appare così impalpabile. Può infatti apparirci difficile dire cosa ci spinga a perseguire un determinato obiettivo. Allo stesso tempo potremmo chiederci perché a volte questo meccanismo si accenda e funzioni alla perfezione, mentre in altri casi non troviamo l’energia necessaria. 

Da questo punto di vista perciò dobbiamo innanzitutto sapere che la spinta motivazionale si innesca quando avvertiamo intimamente un bisogno. È il bisogno a indirizzare verso un obiettivo e di conseguenza a far sì che ci impegniamo agendo in maniera proattiva. Ecco perché i bisogni e tutti gli stimoli che possono attivare uno di essi risultano così preziosi nella quotidianità.

A ben vedere noi percepiamo un bisogno quando ci accorgiamo della presenza di un disequilibrio in un ambito ben specifico della nostra vita. Nella pratica quindi possiamo dire che i bisogni nascono dalla discrepanza tra quella che è la realtà o lo stato che stiamo vivendo e quella che è la nostra immagine ideale. In quel momento nasce anche la nostra motivazione, ovvero la spinta ad agire per trasformare lo stato attuale. L’obiettivo a cui tendiamo è riuscire a essere in quello che percepiamo come lo stato di benessere a cui aspiriamo.

I diversi tipi di bisogni alla base della spinta personale

Tra i primi a parlare di questi meccanismi e dell’importanza dell’espressione dei nostri bisogni troviamo lo psicologo Abraham Maslow. Quest’ultimo ha dato vita a un modello che si fonda su un sistema di gerarchie delle aspirazioni. Il concetto alla base della struttura è che tutti noi siamo impegnati in processo di sviluppo che ci porta a cercare la strada per soddisfare richieste interne ed esterne. Una particolarità è che i bisogni in questo caso sono posti in successione. Per scalare la piramide infatti dobbiamo necessariamente aver soddisfatto e “risolto” le diverse aspirazioni poste lungo la scala.

Seguendo questo schema nella piramide motivazionale trovano spazio cinque diversi tipi di bisogni. Alla base abbiamo i bisogni primari connessi dunque alla sopravvivenza fisica. Sete, fame o sonno solo per citarne alcuni sono i primi a cui siamo chiamati a pensare. A seguire possiamo dedicarci ai bisogni di sicurezza come ad esempio individuare un luogo sicuro e tranquillo in cui poter vivere.

Proseguendo giungiamo al terzo livello in cui abbiamo a che fare con l’appartenenza a un gruppo. È qui che intervengono i bisogni legati al desiderio di essere amati, accolti, accettati. In questo caso siamo spinti a cercare di fare parte della società e a impegnarci nella costruzione delle nostre relazioni.

Alla cima della piramide possiamo invece annoverare i bisogni legati all’autostima prima e all’autorealizzazione poi. Questi ci portano a desiderare di essere riconosciuti e rispettati facendoci lavorare per espandere e dimostrare le nostre abilità, i nostri talenti, le competenze.


Non sai più quali siano i tuoi obiettivi? Ti sembra di essere in una fase di stallo o senza via di uscita? Contattami e raccontami la tua esperienza. Attraverso l’aiuto della psicoterapia cognitivo-comportamentale possiamo lavorare per riportare chiarezza e serenità.

0 likes no responses
07/11/19 Blog # , , , , , , , ,

Intelligenza emotiva: saper gestire le emozioni per vivere meglio

La razionalità riveste un ruolo importante all’interno delle nostre vite, ma non tutto si esaurisce con essa. Per vivere bene e relazionarsi con successo con gli altri è essenziale saper riconoscere e gestire le emozioni. Ambito questo collegato all’intelligenza emotiva. Vediamo di che si tratta.


Quando parliamo di intelligenza siamo abituati a pensare alle funzioni cerebrali e cognitive che utilizziamo quotidianamente per svolgere le più diverse attività. Un elemento, un senso quasi matematico e profondamente razionale di approcciare la realtà.

C’è una forma di pensiero, però, che esula dai numeri e dai ragionamenti più spiccatamente scientifici: è quella che viene definita intelligenza emotiva che ha a che fare con le emozioni, la parte più intima dell’essere umano e con il livello inconscio.

Prima di scoprire i benefici collegati a questa abilità e il perché dovremmo imparare a coltivarla, soffermiamoci sulla sua definizione.

Intelligenza emotiva: l’arte di saper gestire le emozioni.

Le 5 componenti dell’Intelligenza emotiva

Per comprendere realmente la portata e il cambio di prospettiva collegati all’intelligenza emotiva partiamo dal chiarire di che cosa si tratta. In estrema sintesi, l’intelligenza emotiva è l’attitudine che permette a una persona di riconoscere e gestire le emozioni sue e degli altri individui con cui entra in relazione. All’atto pratico ciò significa essere in grado di identificare lo stato d’animo che si sta vivendo, di dare voce a quelle determinate sensazioni e di calibrare il proprio comportamento così da agire in maniera il più possibile equilibrata.

A questi passi si aggiunge poi l’abilità di interpretare correttamente le emozioni delle persone che ci circondano, distinguendo tra gli stati d’animo che appartengono a noi e quelli che sono invece esterni. Da ultimo, ma non meno importante, l’intelligenza emotiva implica la capacità di impiegare le informazioni derivanti dalla consapevolezza emozionale per raggiungere i propri obiettivi: professionali, personali o connessi al benessere psicofisico.

Sebbene i primi studiosi a parlare di questo concetto siano stati Peter Salovey e John D. Mayer all’interno del loro articolo Emotional Intelligence nel 1990, spetta a Daniel Goleman il merito di aver fatto conoscere l’intelligenza emotiva al grande pubblico.  Nel 1995 lo psicologo e scrittore statunitense ha, infatti, pubblicato un libro sul tema. La pubblicazione, nota semplicemente come  Emotional intelligence, per il mercato italiano è stata tradotta in “Intelligenza emotiva. Che cos’è e perché può renderci felici”. Titolo significativo che mette l’accento anche sui benefici connessi a tale abilità.


Intelligenza emotiva e benessere psicofisico.

In alcune occasioni, sia in ambito lavorativo che personale, poter contare sull’intelligenza emotiva può essere alla base di interessanti vantaggi.  Si pensa, infatti, che chi sa ben applicare questa capacità abbia maggiori opportunità di successo nel settore relazionale che ha risvolti sottili o evidenti su quasi tutti i campi della nostra esistenza. A questo proposito ci sono alcune caratteristiche dell’intelligenza emotiva che ci possono aiutare nella vita di tutti i giorni.

Avere consapevolezza di sé, saper identificare e gestire le proprie emozioni ci permette di agire con più efficacia e moderazione interagendo  con più facilità con un contesto su cui non abbiamo controllo diretto, con una situazione inaspettata, con un ostacolo improvviso o un interlocutore magari non a nostro favore.

Essere in grado di motivarsi mentalmente – trasformando limiti, paure o negatività in stimoli positivi e spinte verso il raggiungimento dei nostri obiettivi – permette di ribaltare del tutto la nostra prospettiva. Questo ci permette di rigenerarci, di caricarci di nuova energia e di incrementare la nostra tolleranza dello stress evitando di cadere vittima di circoli viziosi, idee fisse o abitudini controproducenti.

Infine poter contare sull’empatia, altro elemento fondante dell’intelligenza emotiva, ci permette di calarci nei panni di chi ci sta vicino e di instaurare relazioni qualitativamente migliori che producono beneficio a tutte le parti coinvolte.

Già da questa breve disamina si capisce perché sia importante tenere in considerazione e allenare queste competenze che tutti abbiamo, ma che devono comunque essere sviluppate con cura grazie a esercizi mirati, alla mindfulness, a meditazioni guidate e alla psicoterapia.


Ti è piaciuto l’articolo sull’intelligenza emotiva? Leggi anche Leadership: le qualità che fanno la differenza nella vita e nel lavoro.

0 likes no responses