Confrontarci con la realtà e con le persone è una possibilità che ci arricchisce in profondità. Cosa fare però se insieme a questi eventi appare anche la paura del giudizio? Ecco alcune considerazioni da tenere a mente per affrontare quei momenti con più serenità e meno ansia.
Capita a tutti, almeno una volta nella vita, di aver paura del giudizio delle altre persone. Può comparire per via di una scelta, di certe azioni o anche solo al pensiero di prendere parte a certe situazioni. Per poter ritrovare parte della propria serenità e proseguire con energia allora dobbiamo conoscere più in profondità perché questo avviene e quando intervenire.
Partiamo dall’inizio, ovvero dal soffermarci su alcuni aspetti che di solito tendiamo a trascurare quando parliamo di paura del giudizio e ansia sociale. Dopotutto questi meccanismi intervengono in un certo qual modo a difesa della nostra persona. Almeno all’inizio – e se non innescano un disagio forte o protratto nel tempo – essi compaiono con una funziona adattiva per l’essere umano.
Il filo rosso che ci lega tutti: l’appartenenza al gruppo
La paura del giudizio nella sua forma più pura è un meccanismo interno che ci spinge a ricercare l’uniformità con il gruppo cui sentiamo di appartenere. Attraverso questa dinamica difatti noi siamo spinti a “compiacere”, ad adeguarci agli standard della comunità. L’obiettivo in questo caso è assecondare quei modelli così da non rischiare l’isolamento che in passato poteva significare anche la morte dell’escluso.
Da questa prospettiva quindi il limite imposto dalla paura del giudizio altrui permetteva di aderire con più facilità alla massa e proteggeva la vita stessa della persona. Motivo per cui la dinamica può essere letta come una forma di strategia adattiva di sopravvivenza. Quando ci adeguiamo al gruppo difatti siamo implicitamente protetti dall’essere insieme ad altri e mai isolati. Se poi a questo ci aggiungiamo il fatto che l’essere umano ha un bisogno intrinseco di relazioni sociali comprendiamo quanto sia forte questa spinta all’uniformità.
È in questo scenario che possiamo però sperimentare gli effetti della paura del giudizio. Questa limita le nostre azioni, le nostre scelte orientando in parte i nostri comportamenti. Lo fa attraverso anche la comparsa della vergogna. Ecco perché quando noi percorriamo una strada diversa dalla massa o qualcosa non funziona come avremmo pensato in noi si attiva un certo dialogo mentale negativo. Abbiamo paura di essere giudicati sbagliati, incompetenti, inadeguati e di conseguenza di venire isolati dagli altri.

Quando la paura del giudizio può trasformarsi in un limite
Al giorno d’oggi e nella maggior parte dei contesti non siamo più nelle condizioni di rischiare conseguenze mortali se ci discostiamo dal volere altri. Tuttavia la pressione sociale e la paura del giudizio possiedono ancora un forte potere su di noi. Soprattutto in certi frangenti possiamo comunque venire frenati al solo pensiero di doverci confrontare con l’opinione altrui e con il senso di vergogna.
Una quantità contenuta di queste sensazioni può essere utile. Vi sono però dei segnali che possono indicare la necessità di un’inversione di rotta che riporti un maggiore equilibrio nella vita di tutti i giorni. Ad esempio:
- Se ci accorgiamo di voler compiacere a ogni costo gli altri, anche quando questo ci può danneggiare o quando non è in linea con i nostri valori.
- Quando proviamo una vergogna immotivata o talmente pervasiva da impedirci di vivere con serenità i nostri momenti di quotidianità.
- Se iniziamo a evitare determinati eventi per paura di quello che potrebbe succedere e di cosa potrebbero pensare le persone.
- Se ci interroghiamo in continuazione su come potremmo apparire o su quello che gli altri diranno di noi.
- Quando scegliamo non in base a cosa vogliamo, ma sempre in base a un dovere o alla paura di come verremmo giudicati.
- Se agiamo controvoglia e/o procrastiniamo solo per non irritare gli altri provando comunque tristezza, rabbia o risentimento.
In questi e in molti altri casi potremmo avere dato troppo peso e troppo potere alla paura del giudizio. Potremmo quindi aprire la via all’ansia sociale, alla frustrazione, all’insoddisfazione, al burn out o anche alla depressione.
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