Il gaslighting è una violenza psicologica messa in atto da un manipolatore al fine di destabilizzare la vittima. La persona che lo subisce perde sicurezza e si sottomette diventando succube. Questa dinamica può avvenire nelle relazioni personali, ma anche sul luogo di lavoro con risvolti che possono sfociare fino al mobbing. Come contrastare le sue conseguenze nocive?
Quando parliamo di gaslighting il riferimento implicito che si innesca è connesso alla dimensione relazionale: familiare o di coppia. Come abbiamo visto nel precedente articolo, questo è uno degli scenari in cui possiamo assistere all’emergere di questa problematica. Di certo però non è l’unico, al contrario un altro ambito dove possiamo ricontrare il gaslighting è all’interno della relazione di lavoro.
In questo caso è vero cambiano i luoghi e le dinamiche dettate dalla dimensione professionale, ma le basi su cui si fonda la violenza psicologica sono le stesse. Il manipolatore può essere una persona nostra pari o al di sopra di noi, per titoli o responsabilità e non più il o la partner. Quello che rimane immutato è la volontà della persona o del gruppo di destabilizzare le sicurezze psicologiche della vittima fino farla crollare. L’obiettivo è sempre quello di sottomettere, impedire alla persona di seguire una sua linea di pensiero e fare in modo che sia “dipendente” dall’altra.
Proprio per questo il gaslighter si muoverà sempre denigrando le percezioni della vittima e invalidando il suo vissuto. Il manipolatore desidera instillare il dubbio in chi è vicino, perciò prassi comuni saranno: piccole bugie che all’inizio appaiono persino innocue, negazione di fatti o frasi dette, messa in discussione della sanità mentale di chi ha di fronte. Colui o colei che mette in atto il gaslighting attacca il fondamento dell’essere della vittima arrivando a farla dubitare di se stessa, a farla sentire “sbagliata”, inutile, sola.
Contrastare il gaslighting: fiducia e apertura al dialogo.
Se ci accorgiamo di star vivendo o di aver vissuto una situazione di disagio che ci porta a dubitare di noi stessi possiamo iniziare a intervenire in senso contrario. Innanzitutto può essere utile allontanarci se possibile da quella influenza così negativa mettendo un distanziamento anche fisico alle nostre interazioni con quella persona. Circondiamoci invece di persone, familiari e/o amici, su cui sentiamo di poter contare. Coltiviamo i rapporti che sentiamo ci possono essere di aiuto e che ci fanno stare bene.
A seguire possiamo incominciare a ricostruire la nostra sicurezza concentrandoci sulle nostre percezioni, validandole e ricostruendo la fiducia personale e verso gli altri. A questo proposito uno spunto può arrivare in nostro aiuto dalla creazione di un diario della fiducia. Ritagliamoci del tempo ogni volta che possiamo e annotiamo quegli eventi che avvalorano le nostre sensazioni. Scriviamo quando abbiamo avuto un riscontro positivo di una certa situazione, quando abbiamo preso una decisione che poi si è rivelata giusta per noi e la nostra vita.
In aggiunta possiamo anche dedicare alcune pagine per riportare le critiche che ci hanno ferito di più o i pensieri negativi che abbiamo iniziato a inserire nel dialogo interiore. Una volta scritte proviamo a smontarle e a ribaltarle per cambiare prospettiva. Mentre lo facciamo ripetiamoci che valiamo così come siamo e che possiamo fidarci di noi stessi, di ciò che sentiamo.
Ripartiamo dal corpo, dall’istinto e chiediamo aiuto.
Un altro aiuto prezioso arriva dalla pratica costante: partiamo dalle piccole cose come i pasti e il riposo e seguiamo il nostro istinto. Ascoltiamo il corpo e ricordiamoci che ci possiamo fidare di ciò che avvertiamo.
Assecondiamo il più possibile le nostre sensazioni fisiche, dedichiamo spazio alle attività che ci piacciono e limitiamo o eliminiamo quelle imposte. Se scegliere ci manda in ansia perché temiamo di sbagliare ricordiamoci che abbiamo tutto il tempo per decidere. Possiamo sempre valutare con calma e in serenità.
Se ci sentiamo comunque smarriti, confusi, o in perenne dubbio verso noi stessi allora chiediamo aiuto. Un percorso di psicoterapia può in questo senso offrirci l’occasione di esplorare in un contesto sicuro le difficoltà che sono emerse in relazione al gaslighting.
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