L’ultima tragedia è avvenuta di recente qui a Roma: a perdere la vita una bimba di undici mesi dimenticata in auto per sette lunghe ore. In questo caso e in molti altri, quello che potrebbe essere alla base di un evento così terribile è un fenomeno conosciuto come dissociazione cognitiva. Vediamo insieme di cosa si tratta e cosa è importante sapere al riguardo.
Quella di cui siamo venuti a conoscenza negli ultimi giorni è la notizia che rende concreti uno dei più grandi timori di chi è genitore e non solo. La tragedia della bimba di undici mesi morta in auto qui nella città di Roma non può infatti lasciare indifferenti nessuno di noi.
Al contrario, spinge una volta di più a interrogarci su come possano accadere questi fatti terribili e soprattutto su come poterli prevenire. Nella ricerca spasmodica di informazioni ciò che ci guida spesso è un rintracciare un significato, una causa nella speranza di poter scongiurare questi pericoli.
Come ben spiegato in questa intervista alla psicoterapeuta Michela Pensavalli, alla base di questi fatti tragici potremmo trovare uno “stato dissociativo transitorio indotto da overthinking”. Che cosa si intende con questa espressione? Che cosa dobbiamo sapere in merito?
Che cos’è la dissociazione cognitiva? Cosa comporta?
Quando parliamo di dissociazione cognitiva stiamo entrando nell’ambito dei disturbi dissociativi. Nello specifico essa è connessa a diversi aspetti che possono influire sia sulla nostra identità sia sul nostro comportamento.
Nella vita quotidiana noi viviamo un processo fluido composto di azioni, emozioni, comportamenti, preferenze. È l’insieme di questi elementi che ci permette di agire, interagire e relazionarci in modo coerente e integrato.
A ben vedere è come se ci fosse un filo rosso che mantiene tutti i nostri pezzi insieme. Quando sperimentiamo la dissociazione cognitiva è come se questo filo venisse spezzato e i vari tasselli che ci compongono non comunicassero più.
Un’altra metafora che ci aiuta a comprendere la portata di questo fenomeno è quella del circuito elettrico. Da questa prospettiva possiamo vedere la nostra mente come se fosse percorsa dalla corrente elettrica.
Se interviene la dissociazione cognitiva possiamo quindi sperimentare un’interruzione del flusso come se fosse saltato il nostro personalissimo interruttore. Sotto questo profilo potremmo dunque dover fare i conti con sintomi che nuocciono sia sul fronte dell’identità sia su quello delle funzioni cognitive.
Il cortocircuito provocato da stress, overthinking, iperallerta
In particolare quando viviamo uno stato dissociativo possiamo trovarci impossibilitati ad accedere e a elaborare determinate informazioni. Possiamo allora sperimentare vuoti di memoria e black out temporanei.
Possiamo inoltre credere di aver già processato determinati dati e/o di aver compiuto le azioni che ci eravamo prefissati. La dissociazione cognitiva in alcuni casi nasce anche come protezione, come difesa e/o risposta a un trauma.
Guardando altre situazioni e contesti invece possiamo poi accorgerci come questo disturbo possa essere aggravato dalla concomitanza di altri fattori. È questo ad esempio il caso che avviene quando siamo sottoposti a:
- stress prolungato;
- stati depressivi o ansiosi;
- sindrome da burnout;
- overthinking;
- dinamiche di ipercontrollo e iperallerta.
Al giorno d’oggi rischiamo sempre più di frequente di doverci confrontare con un malessere mentale ed emotivo diffuso che compromette la quotidianità. Ciò è dovuto almeno in parte anche a causa di:
- routine iper stressanti,
- un mancato equilibrio vita-lavoro,
- un carico mentale troppo pesante;
- pressioni e aspettative al di sopra della nostra portata;
- una retorica fondata sul successo a ogni costo e sulla performance.
Un indicatore a cui possiamo perciò sempre prestare attenzione a prescindere dall’andamento della nostra vita è allora proprio l’attivarsi del famoso pilota automatico. Più agiamo seguendo questa linea e più ci potremmo trovare in presenza di uno stato di disequilibrio.
Se ci accorgiamo di star vivendo un periodo di difficoltà può essere il momento di chiedere aiuto a un professionista. Un percorso mirato con una psicoterapeuta di fiducia può infatti aiutarci a riappropriarci della nostra serenità, a ritrovare e coltivare il nostro benessere psicofisico ed emotivo.